Immersi nella solitudine di un bosco...

...o seduti in penombra davanti al video di un computer, c'è maniera di staccarsi dalle realtà odierne e abbandonarsi in un viaggio nelle vallate del Pellice...

...È tutto un paesaggio curioso e strano, eroico e misterioso, spesso sconosciuto, che riemerge dalla distrazione e dalla frenesia.

Riappaiono personaggi vissuti e figure immaginarie, antichi miti, leggende e naturalmente dietro questi racconti, la storia vanta i suoi diritti...

...come ignorare il desiderio di intraprendere il viaggio...

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DAÜ (Valpellicapra asimmetrica sp.)

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Dahu by Philippe SemeriaIl Daü è l'animale più tipico della Val Pellice.

Il suo nome scientifico infatti  ne cita direttamente l'areale di distribuzione.

 

Si ha notizia di avvistamenti anche nelle limitrofe Val Germanasca, Val Po e Valle del Guil (Francia), ma la loro attendibilità è ancora da verificare.

DAÜ Valpellicapra asimmetriMa veniamo alle caratteristiche fisiche di questo animale.

La più particolare è senz'altro la forma delle zampe.

Esse, infatti, hanno lunghezza differente sui due lati del corpo.
Tale particolarità fa si che gli animali possano raggiungere velocità di corsa elevatissime sui ripidi pendii montani, dai quali tuttavia possono scendere solo con grande difficoltà.

Inoltre le zampe più corte tendono ad accorciarsi ulteriormente con il passare degli anni, e quindi gli animali, con l'avanzare dell'età, sono costretti a vivere su pendii sempre più ripidi.     
Si possono distinguere due varietà e cioè i destrorsi, in cui le zampe più corte sono sul lato sinistro del corpo, ed i sinistrorsi.

DAU sin destQuesta differenziazione crea notevoli inconvenienti comportamentali. Come buona parte della fauna della Val Pellice, questi animali sono estremamente orgogliosi e testardi.

Perciò, quando due esemplari differentemente orientati si incontrano, nascono feroci dispute su quale dei due debba cedere il passo.

Mentre per i maschi lo scontro è prevalentemente fisico, le femmine tendono a limitarsi a lunghi scontri sonori, che possono durare anche intere giornate.
Altra caratteristica tipica è il manto degli animali.

Il pelo che lo compone è orientato dalla coda verso la testa, contrariamente a quanto succede in molte altre specie.

Esso diventa sempre più scuro col passare degli anni, dal bianco niveo dei cuccioli fino al nero totale degli esemplari più anziani. Inoltre è estremamente mimetico (tempo di variazione praticamente istantaneo), il che rende particolarmente difficili gli avvistamenti. 

La vista è molto sviluppata, arrivando ad un campo visivo di circa 10 km su 250° di ampiezza. Questo fatto rende ulteriormente problematici i rapporti fra gli esemplari delle due varietà, in quanto il concetto di "cedere il passo" può riguardare un'area di svariati chilometri e molte centinaia di metri di dislivello. Si capisce quindi come la vita di questi animali sia piuttosto rissosa.

Anche l'udito, favorito da orecchie strette e lunghissime, è molto sviluppato. Il daü è in grado di udire suoni anche a 10 Km di distanza in favore di vento.

Il suo naso si allunga in una corta proboscide dal quale emette suoni estremamente melodiosi. Nelle serate estive non è raro ascoltare i concerti dei maschi che cercano di attirare le femmine arrivando a intensità sonore di molte centinaia di decibel nel tentativo,spesso infruttuoso, di farsi sentire.

Animali praticamente onnivori, si nutrono preferibilmente di gemme di œrle (Campanula œrla) e sementi di cüriôs (Fillodendron ficapucius), piante endemiche della valle.ficapucio
tecnica di cacciaMentre oggi la caccia al daü è rigorosamente vietata, un tempo la sua carne dal tipico sapore di cuoio muschiato, era molto apprezzata dai montanari.

La tecnica principale era l'agguato, in cui si aspettava il passaggio dell'animale, gli si avvicinava da tergo e giunti a brevissima distanza si urlava a squarciagola "üh, daü!".
La povera bestia, spaventata (a morte, si potrebbe dire), si voltava di scatto, precipitando invariabilmente giù per i dirupi. Al cacciatore non restava che scendere e raccogliere il frutto della sua astuzia.

Le capacità mimetiche dell'animale rendevano comunque difficoltosa la caccia, che poteva protrarsi per molte ore.
Bibliografia
Luva Dokalu "Finalmente tutta la verità sul Daù" in "La Beidana" n° 27 del 10/1996, Società di Studi Valdesi, Torre Pellice
Maurizio Quagliolo "Ancora sul Daù" in "La Beidana" n°28 del 02/1997, id.
Marie-Louise Plovier-Chapelle (cit.) "Une femme et la montagne" Paris, Flammarion